Vite a riscatto

Il ritratto di una famiglia appartenente a una dinastia imprenditoriale non è un soggetto nuovo. Ciò che succede dietro gli schermi posti a protezione dei componenti di tali famiglie è già stato narrato da grandi autori del passato. Diverso è però il caso della dinastia di cui si parla in questo libro, dove l’idea di famiglia è vissuta come un’ideologia, diventando al contempo una falsificazione della realtà e il problema della sua principale industria.
Cresciuti in un sistema chiuso, lungo linee e secondo modelli indicati dalle leggi impositive del capitalismo familiare, i componenti della famiglia Villanova soffrono di un arresto e di un ritardo nel loro sviluppo. Alla ricerca di un modo per riscattare le loro vite perse a inseguire i travestimenti del bene che sono stati loro inculcati, i fratelli e le sorelle Villanova vengono osservati attraverso i vincoli che li legano gli uni agli altri e li portano a trovare forme di redenzione al prezzo dell’infelicità, una condizione che ha già colpito i loro genitori. Tale appare il valore di scambio richiesto a ciascuno dei protagonisti. Ognuno dei quali affronta il proprio destino privo delle cautele abitualmente presenti in chi ha avuto una buona educazione. Ciò che infatti apparenta i protagonisti di Vite a riscatto è il fatto di agire come se un incantesimo li avesse privati delle difese che di norma proteggono i comuni mortali dalle influenze esterne. Non solo.
Esponendosi come se fossero privi della pelle, essi offrono di sé una nudità psicologica e comportamentale che costituisce una forma di attrazione non priva di ambiguità.
Vite a riscatto è un libro di rimorsi e di cattivi pensieri.